In un sabato santo amaro, tornano puntuali (o forse in anticipo) le nostre Dieci Opinioni sul match di Fuorigrotta.
I. E loro scelsero (B)Acerbi(arabba). Duro il comunicato stampa del Napoli come anche la reazione dei tifosi sulla vicenda. Via la patch contro il razzismo, squadra in ginocchio durante l’inno della Serie A e Juan Jesus capitano de facto (anche se senza fascia) per il match contro l’Atalanta.
II. La maglia. Il Napoli scende in campo con una nuova maglia che nella sua semplicità è bellissima. Non è il nostro azzurro ma quella rosa dei venti (poteva) assume(re) un significato particolare: vento in poppa, Napoli, e avanti finché non è finita. Ma dopo oggi, possiamo dire che è (quasi) tutto finito.
III. Sabato santo. In uno dei giorni più importanti delle festività pasquali, il San Paolo è soldi out quasi ad esorcizzare le paure, aspettando anche una risurrezione (vana) della squadra… ma gli azzurri sono ormai sepolti (mentalmente).
IV. Osimhen. Non parte con la Nazionale per recuperare la forma fisica ma in campo è nervoso, con la testa altrove, e la marcatura asfissiante di Hien lo destabilizza. Ci prova, lotta ma non è il 9 dell’anno scorso.
V. Atalanta. Verticalizzazioni, linee compatte e pressing…il gioco di Gasperini imbriglia il Napoli e riesce a portare a casa tre punti importantissimi in chiave qualificazione europea. 3 a 0 al San Paolo e Napoli annichilito.
VI. La classifica. Appunto la classifica. Poteva essere un’ottima occasione per il Napoli che in caso di vittoria, avrebbe superato proprio gli orobici. Per ironia della sorte, ora gli azzurri devono sperare nei passi falsi di Lazio e Torino. Primo set point fallito per i partenopei.
VII. Calzona. 4-3-3 con Traoré e Raspadori dal primo minuto ma il risultato non è quello sperato e all’ inizio della ripresa, dentro Zielinski e Ngonge. Del polacco il primo e vero proprio tiro degli azzurri ma il palo gli nega la gioia del goal. Sconsolato, Ciccio, al 75 esimo gioca la carta Simeone per un Napoli ultra offensivo ma la malaciorta e la bravura di Carnesecchi fanno il resto.
VIII. L’Europa. Gli azzurri sembrano ormai aver perso il treno per la competizione madre europea. Era l’ultimo stimolo che però si è trasformato ben presto in una condanna.
IX. Lindstrom. Ancora una bocciatura per il danese, vero oggetto misterioso della rosa azzurra. Al 65esimo, il numero 29 entra al posto di Politano ma non riesce ad incidere.
X. La fiducia. Qualche fischio, qualcuno lascia lo stadio prima del triplice fischio… una parte della tifoseria ha ormai perso la fiducia in questa squadra che sembra aver staccato la spina accontentandosi (forse) di un posto di metà classifica.