Nell’oscurità della notte del 1° giugno 2001, Serena Mollicone scomparve misteriosamente. Da quel giorno un enigma perseguita la cittadina di Arce, in provincia di Frosinone, per anni, creando sospetti e rabbia. Il caso, che sembrava destinato a rimanere irrisolto, ha preso una svolta inaspettata nel 2008, quando la tragica morte di un carabiniere ha rivelato nuovi dettagli. L’11 aprile 2008, infatti, un carabiniere di Arce si è tolto la vita, gettando un’ombra di dubbio sulla sua connessione con la scomparsa di Serena Mollicone. In un interrogatorio precedente al suo suicidio, il carabiniere avrebbe rivelato che il giorno della sparizione, una ragazza corrispondente alla descrizione di Serena si era recata in caserma e vi era rimasta fino alle 14:30. La sua morte improvvisa ha avviato indagini interne all’Arma dei Carabinieri, alimentando dubbi su un possibile coinvolgimento nel caso Mollicone e sul fatto che il suicidio fosse legato a questo caso.
Nel 2017, una nuova autopsia sul corpo di Serena ha rivelato la sparizione degli organi genitali e dell’ano, sollevando interrogativi sulla possibile manipolazione del cadavere per eliminare tracce biologiche. Tre anni dopo, nel 2020, tre carabinieri e due loro familiari sono stati portati a giudizio con l’accusa di concorso in omicidio volontario, occultamento di cadavere, istigazione al suicidio e favoreggiamento. Tuttavia, nel luglio 2022, la Corte di Assise di Cassino ha emesso un verdetto di assoluzione per tutti gli imputati. Il caso Mollicone ad Arce continua ad essere un enigma senza risposte definitive. La complessità degli eventi, la mancanza di prove conclusive e le circostanze dubbie hanno reso difficile per la giustizia gettare luce sulla scomparsa di Serena e i motivi dietro il suicidio del carabiniere. La comunità di Arce è ora chiamata a riflettere su questo verdetto, con la consapevolezza che il caso Mollicone rimarrà un capitolo doloroso della loro storia locale.