Nel cuore di Arzano, Napoli, si è svolta una drammatica vicenda che ha visto un commerciante lottare contro le vessazioni e le estorsioni imposte dal clan Di Lauro. La sua storia, che ha avuto inizio nell’ottobre del 2020 e si è protratta per quasi tre anni, rivela un intreccio di pizzo e tangenti, culminato con l’arresto di cinque individui accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso. La vittima ha deciso di denunciare la sua situazione ai carabinieri di Arzano nel novembre scorso. Si è scoperto che, nel corso di tre anni, il commerciante ha corrisposto regolarmente il “pizzo” fino al luglio del 2022, quando ha deciso di vendere il suo bar per sfuggire alla morsa della camorra. Tuttavia, dopo aver aperto un nuovo locale in un’altra zona di Arzano, gli aguzzini si sono ripresentati, minacciandolo di morte e richiedendo nuovamente mille euro al mese. Le forze dell’ordine, guidate dal Ros di Napoli e dai carabinieri della compagnia di Casoria, hanno condotto indagini coordinate dalla Dda, portando all’arresto di cinque individui legati al clan Di Lauro. Tre di loro erano già in carcere. Le accuse sono di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Le indagini hanno rivelato dettagli non denunciati inizialmente: il clan Di Lauro aveva iniziato a imporre pagamenti a titolo di estorsione già dal 2018, affermando di essere proprietario del bar. Risale ai primi giorni di gennaio 2019 il momento in cui il commerciante ha versato una somma considerevole, pari a 100mila euro in contanti, per porre fine alle pretese della camorra. Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Roselli, noto come “Frizione” e appartenente al clan Amato-Pagano, scisso dal clan Di Lauro, hanno confermato questi pagamenti, fornendo ulteriori prove alle autorità.