Sofferenza e rinascita: il Napoli che stringeva i denti fino alla fine

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Nadia Gharib

Il Napoli di Garcia, di ritorno con un solo punto da Bologna nonostante una buona prestazione nel complesso, si prepara ad accogliere l’Udinese al Maradona. Le sfide con i friulani raccontano sempre storie particolari: della storia recente vivide nella memoria sono la sconfitta per 3-1, quella dell’espulsione di Higuain e una corsa scudetto compromessa, e senza dubbio la vittoria del maggio scorso che riportò a Napoli il tricolore. Ma guai a dimenticare anche le sfide di cruciale importanza giocate tra le mura amiche contro i bianconeri. Ecco quanto successe, per esempio, il 15 aprile 2017 tra Napoli e Udinese.

 

Sofferenza e rinascita: il Napoli di Sarri che vinse per 3-0 contro l’Udinese aggrappandosi al secondo posto.

Annata 2016/2017. Sulla panchina del Napoli siede Maurizio Sarri. In attacco Mertens, Insigne e Callejon si divertono sfruttando l’inventiva di Hamsik, la precisione di Jorginho e la grinta di Allan. Era il Napoli che studiava per imparare quello che sarà definito “il calcio più bello d’Europa”. Dall’altra parte, l’Udinese di Delneri, di De Paul, Danilo e Théréau. A poche giornate dalla fine il Napoli competeva per il secondo posto in classifica, sinonimo all’epoca di un pass diretto per la Champions. La contendente principale? La Roma di Luciano Spalletti, che alla fine conquisterà la seconda posizione e costringerà il Napoli a un amaro terzo posto. Il Napoli vincerà gli spareggi con il Nizza ad Agosto, ma sarà un’ annata europea da dimenticare: solo 6 punti nel girone, con il Man. City e lo Shakhtar Donetsk che superarono il turno facilmente.

La partita del 15 aprile 2017 rispettò uno dei copioni a cui il Napoli di Sarri aveva abituato la tifoseria: primo tempo sofferto, trascorso tra un possesso di palla inconcludente e qualche raro lampo offensivo, e un secondo tempo dominato, grazie alle illuminanti direttive proposte da Sarri all’intervallo.

Il primo tempo, infatti, sembra non finire mai: il Napoli palleggia in modo sterile contro un Udinese che pare insuperabile. Delneri aveva ideato l’antidoto perfetto contro la manovra avvolgente degli azzurri: a tratti i bianconeri si chiudevano in un 4-5-1 serrato, con gli attaccanti in pressing sul portatore di palla. Sarri osserva e appunta tutto sui suoi immancabili foglietti di carta. Alla ripresa la reazione è immediata: Mertens al 47′ sfrutta una verticalizzazione di Jorginho e insacca in rete con il destro. Per lui si trattava del ventunesimo centro stagionale. Delneri, allora, decide di sbilanciarsi proponendo qualche cambio che prediligesse la fase d’attacco. La mossa è azzardata, ma non troppo: poco dopo Duvan Zapata perso da Koulibaly colpisce di testa e viene fermato solo dal palo. L’Udinese, però, è una coperta corta e diventa troppo vulnerabile in difesa. Il Napoli ha più spazio per le sue ripartenze. Così Allan, ex del match, ruba palla sulla trequarti e segna, ma senza esultare. Il punto esclamativo è messo da Callejon: l’ala spagnola sfrutta al volo il pallone respinto da Karnezis, dopo un tacco di Insigne, e mette fine al match.

Quello dell’aprile del 2017 era un Napoli sereno e dal gioco spumeggiante, ingredienti che al Napoli del 2023 sembrano mancare. La sfida con l’Udinese alle porte è l’occasione giusta per riportare in casa un po’ di serenità e di speranza. Quella vittoria di qualche anno fa permise al Napoli di sognare un posto diretto in Champions League, desiderio che appartiene anche al Napoli del 2023.

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