Dieci Opinioni dopo . . . Napoli-Sassuolo

Diego Spezzacatena
Fonte: sscnapoli.it

Il tempo scorre rapido ed inesorabile e così ci troviamo già a commentare quanto accaduto nella seconda giornata di Campionato post Scudetto del Napoli. Gli azzurri di Garcia, com’è noto, sono scesi in campo in casa – la prima al Maradona ex San Paolo con il tricolore sul petto – contro il Sassuolo di Dionisi, un avversario, i neroverdi, spesso indigesto nella storia partenopea. Il nuovo Napoli, però, lo supera in scioltezza per 2-0 grazie ad Osimhen e Di Lorenzo. Ecco quindi che, a mente fredda, vi proponiamo le nostre Dieci Opioni dopo la sfida.

  1. Di Lorenzo – saremo di parte, sarà una questione affettiva, dite ciò che volete, ma il Di Lorenzo forgiato da Spalletti e ora lanciato da Garcia è di fatto sul campo uno dei migliori terzini d’Europa e del mondo, senza se e senza ma. Se avesse tre o quattro anni in meno  probabilmente oggi susciterebbe le attenzioni che creano all’estero i vari Osimhen e Kvaratskhelia e per lui si proporrebbero cifre da capogiro. Fortunatamente è sbocciato “tardi” a Napoli direttamente e ha deciso di legarsi a vita a questo club e a questa città. Immenso
  2. Osimhen – 3 gol in due partite, nemmeno giocate entrambe per intero. Il nigeriano continua a confermarsi e le sue prestazioni sembrano sempre più performanti dal punto di vista atletico ma anche tecnico. Il rigore calciato è pieno di tecnica e anche di sicurezza. Forse non rinnoverà, forse sarà il suo ultimo anno in azzurro. I forse onestamente oggi lasciano il tempo che trovano, se sarà il suo ultimo anno Napoli farà bene a goderselo e a viverselo, invece di stare in attesa e in ansia. Fenomeno
  3. Kvaratskhelia – il georgiano entra e non ancora al meglio della condizione dispensa un calcio diverso, di un’altra dimensione. Come per i già citati Di Lorenzo e Osimhen, se il buongiorno si vede dal mattino la sua sicurezza, qualità, forza e capacità di essere decisivo saranno ancora superiori a quelle delle scorso anno. Al momento, forse, per lui la società qualcosa potrebbe e dovrebbe osare, almeno per provare a tenerlo a Napoli un po’ di tempo in più. Geniale
  4. Zielinski – qualcuno di recente lo aveva definito “Con la valigia in mano”. Beh, se uno che ha la valigia in mano ed è fuori dai piani della società gioca le prime due partite della stagione da titolare e le gioca in questo modo, allora fateci vedere quelli che non sono con la valigia in mano, perché devono essere dei diamanti che il Napoli tiene nascosti. La sua pecca resta, almeno fino alla scorsa stagione, la continuità, ma la presentazione è ottima e in questo nuovo sistema tattico garciano sembra designato a diventare il leader del centrocampo, soprattutto in fase offensiva e di ripartenza.
  5. La difesa – inutile girarci intorno, la stagione scorsa Kim è stato fenomenale e se seguisse una traiettoria ascendente – come ha fatto negli ultimi 3 – 4 anni – oggi il Napoli avrebbe un altro fenomeno assoluto in difesa. Purtroppo il coreano, che ha un entourage abilissimo e che nel giro di un paio di stagioni l’ha portato dalla Korea al Bayern Monaco a cifre più che abbordabili per i club, è andato via e Napoli deve dimenticarlo. Ad oggi, però, il pacchetto arretrato e il sistema di difesa a cui tutti devono partecipare, sembra non aver trovato grosse lacune, di fatto un gol in 180 minuti arrivato per un rigore dubbio contro. Insomma, è vero che Frosinone e Sassuolo non sono delle corazzate, ma in 180 minuti non si è preso gol su azione e non si sono visti gravi problemi. In un Campionato come l’attuale Serie A il tutto potrebbe anche bastare per provare quantomeno a contendere nuovamente il tricolore.
  6. La vena realizzativa – se proprio si vuole trovare un neo a questa squadra e al nuovo corso di Garcia, che lo stesso tecnico ha individuato, è quello dei gol realizzati. Cinque gol in due gare, con un rigore anche sbagliato, non sono pochi, ma per la mole di gioco creata ieri contro il Sassuolo e per il tempo in cui si è stati con un uomo in più, due gol sono stati oggettivamente pochi. Ad oggi sembra mancare quel cinismo e quella cattiveria che in altre partite e in altri momenti della stagione, quando in 90 minuti decisivi potresti avere a disposizione uno o due tiri nello specchio, queste cose serviranno e occorre trovarle.
  7. Garcia – il tecnico francese, un po’ in declino dopo Roma secondo l’opinione italiana, si è fin qui dimostrato intelligente, ma anche padrone della situazione. Il Napoli era una macchina perfetta e di fatto gli addii dei solo Kim e Ndombele non potevano segnare un cambio di passo enorme. Il 4-3-3 e l’idea di gioco creata da Spalletti in due anni sembrava essere l’abito perfetto per molti degli interpreti azzurri. Non è un caso, quindi, se il francese abbia preso molto dal vecchio Napoli, riuscendo però già a rivederlo in poche cose, ma evidenti, che al momento sembrano essere interessanti, anzi, alcune sembrano funzionare a meraviglia. In primis il modo di giocare degli esterni è diverso e il supporto dei terzini, in particolare Di Lorenzo, è ancora più impattante ed evidente dello scorso anno. L’acquisto di Lindstrom potrebbe portare qualcosa ancora di nuovo. Interessante anche i primi sprazzi di un Kvara molto libero e molto trequartista vecchia scuola in qualche frangente, come l’idea che la sua prima alternativa sia Raspadori e non Elmas. Anche la variante del lancio lungo, cercato sicuramente di più, viste le caratteristiche di Osimhen e altri uomini d’attacco potrebbe essere quella cosa semplice, ma in più o nuova, che potrebbe rendere gli azzurri meno prevedibili.
  8. La voglia – più di qualcuno temeva che la vittoria di un titolo, che in una piazza come Napoli sa quasi di Triplete, e l’addio di Spalletti potessero segnare la fine di un ciclo anche per la squadra e i tanti giocatori rimasti. Si parlava di pancia piena e mancanza di stimoli. Il modo di iniziare la gara, la passione, la voglia e in generale il modo di stare in campo di tanti, se non di tutti, mostrano tutt’altro. Questi ragazzi non sembrano e non sono appagati e probabilmente muoiono dalla voglia di ripetersi o fare qualcosa di più, per quanto difficile.
  9. Rrahmani – spesso di questo ragazzo, arrivato al Napoli come riserva e senza creare scalpore, si parla sempre poco. In tre anni è passato da riserva di Manolas a titolare indiscusso e campione d’Italia da protagonista, capace di giocare prima vicino a Koulibaly, poi a Kim e ora a Juan Jesus e forse poi Natan. Lui una costante in un continuo divenire in mezzo alla difesa azzurra. Oggi è evidente non solo la sua importanza e il suo valore, ma anche la sua maturità e il suo senso di appartenenza. Piuttosto che preoccuparsi di chi arriverà per chi è andato via, gioiamo per i Rrahmani che rimangono.
  10. Cajuste – l’umoralità e la lunaticità eccessiva della piazza partenopea sono racchiuse tutte nella settimana di Cajuste. Da scarso e poco apprezzato a idolo sui social per i suoi recuperi nel finale. Sia chiaro, il centrocampista proveniente dalla Ligue 1 non era un brocco prima e non è un fenomeno oggi. Resta un giocatore interessante da scoprire e inserire, combinando al meglio le sue doti con quelle della squadra. Diamogli tempo, spazio e la possibilità di sbagliare, perché in fondo, anche a Frosinone, non aveva fatto errori gravi, il fallo da rigore resta dubbio e sostituire Anguissa, fra l’altro giocatore diverso e ad oggi molto più completo e forte, non è e non sarà cosa semplice quando servirà.
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