Castellammare di Stabia: ucciso il re del fumo “Ciruzzo o’ biond“

Pierluigi Perretta
piantagione di marijuana, Ciro Gargiulo

Un uomo di 60 anni è stato colpito e ucciso da proiettili verosimilmente di fucile: il fatto è avvenuto poco fa in via San Giorgio, una strada tra i comuni di Lettere e Casola, non lontano da Castellammare di Stabia. L’uomo è stato portato all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia dal figlio. Sono in corso indagini dei Carabinieri della Compagnia di Castellammare di Stabia per ricostruire la dinamica. Ma secondo fonti investigative si tratterebbe di situazione legata alla coltivazione e allo spaccio della marijuana in costiera sorrentina. L’indagine sarebbe seguita anche dalla Direzione Distrettuale Antimafia. La vittima si chiamava Ciro Gargiulo, detto “Ciruzzo o’ biond”, si tratterebbe di un elemento di spicco del narcotraffico della costiera.

Il narcotrafficante Ciro Gargiulo era considerato “il re del fumo”, essendo stato individuato dalla Dda di L’Aquila come uno dei capi dell’organizzazione che stava tentando di delocalizzare in Abruzzo il business delle piantagioni di canapa indiana. A rivelarlo agli inquirenti, in un’intercettazione ambientale, è lo stesso Ciruzzo ‘o biondo, che in auto con delle “cimici”, parlando a un suo fedelissimo dell’attività che stava portando avanti ad Avezzano, diceva che «Lì è una pace», alludendo al fatto che i controlli erano molto meno stringenti rispetto all’area dei Lattari, dove spesso il prezioso raccolto finiva in fumo a causa dell’intervento delle forze dell’ordine.

Secondo le stime più recenti i consumatori abituali di cannabis indica in Italia sono oltre 4,5 milioni, per un giro di affari in mano alle mafie che supera il miliardo di euro l’anno, visto che il nostro Paese è al secondo posto in Europa per consumo. Un altro dato che rende bene i numeri dell’affare è proprio quello relativo al valore della piantagione sequestrata a Luco dei Marsi al gruppo capeggiato da Di Lorenzo e Gargiulo: 1.490 piante sequestrate, per quasi 3mila chili di peso, più altre 2.100 già essiccate, per un peso di altri 2.600 chili. Un “danno” all’organizzazione di quasi 5 milioni, sfumati in un colpo solo.

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