Il 19 dicembre scorso la Camera ha approvato l’emendamento di Enrico Costa di Azione introducendo il divieto di pubblicazione “integrale o per estratto“ del testo dell’ordinanza di custodia cautelare (provvedimento che contiene informazioni sulla vicenda giudiziaria), pubblicabile solo dopo l’inizio del processo, vietando fuga di notizie fino al termine dell’udienza preliminare. La misura è stata intesa come una norma “bavaglio” dalle opposizioni di Governo, a esclusione di Azione e di Iv. Contraria anche la Fnsi, che ha chiesto al presidente Sergio Mattarella di non firmare la legge. La maggioranza ritiene, invece, che la norma tuteli i diritti dell’imputato e la presunzione d’innocenza, preservando il garantismo e il giusto processo previsti in Costituzione.
Non mancano, però, le critiche. L’emendamento a firma Costa riformulato sulla legge delegazione europea colpisce il diritto dei cittadini a essere informati e può diventare un bavaglio alla libertà di stampa. L’informazione è un dovere di chi lavora in campo giornalistico ma anche un diritto di tutti. Contro l’emendamento si è espressa anche la Federazione nazionale della stampa italiana, che ha mobilitato la categoria contro il bavaglio al diritto di cronaca. La Fnsi ha chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non firmare una legge che rischia di limitare le libertà individuali. Si sottolinea, in particolare, il rischio connesso al non sapere se una persona viene arrestata o meno, non solo per la libertà di stampa, ma anche per lo stesso destinatario del provvedimento di custodia cautelare in carcere. Il ricordo delle dittature, dei desaparecidos, delle persone fatte sparire senza che nessuno ne sapesse nulla riporta alla mente periodi bui della storia.
Per sostenere l’appello al Parlamento e al Presidente Sergio Mattarella contro la legge bavaglio vi è la raccolta firme “No alla nuova legge bavaglio” al link https://chng.it/pGGNJqNK