Napoli: Processo sugli appalti RFI al clan dei Casalesi a Napoli

Alessia Strocchia
Guardia di Finanza in azione

Napoli ha assistito recentemente a una serie di giudizi decisivi in un processo relativo agli appalti nel settore delle ferrovie. Questi appalti erano stati affidati a ditte sospettate di collusione con il clan dei Casalesi, che avevano ottenuto questi contratti in cambio di tangenti in denaro e regali. Nel corso del processo, il giudice Rosaria Maria Aufieri ha pronunciato un verdetto misto, assolvendo uno degli imputati, Luigi Russo, e condannando gli altri otto imputati a pene detentive variabili. In particolare, Dante Apicella, considerato un membro di spicco dei Casalesi, è stato condannato a 16 anni e 5 mesi di reclusione. Altri imputati hanno ricevuto condanne che variano da un anno e 10 mesi a 8 anni 10 mesi e 20 giorni di reclusione. Il processo è stato particolarmente rilevante perché il PM antimafia Graziella Arlomede aveva chiesto una pena di 50 anni di carcere, mettendo in evidenza la gravità delle accuse. Queste accuse comprendevano associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, turbativa d’asta, corruzione, riciclaggio con l’aggravante della metodologia mafiosa e rivelazione di atti coperti dal segreto delle indagini. Tuttavia, il verdetto non ha coinvolto solo condanne. Il giudice ha anche assolto alcuni imputati da alcuni capi d’accusa. Inoltre, altri 59 soggetti indagati in questa inchiesta, che avevano scelto il rito ordinario, dovranno comparire davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il che indica che il processo è destinato a continuare. Uno dei filoni dell’inchiesta riguarda Nicola e Vincenzo Schiavone, con Nicola Schiavone considerato un ‘colletto bianco’ dei Casalesi e padrino di battesimo del figlio del boss Francesco Schiavone. Secondo gli inquirenti, Nicola Schiavone avrebbe coinvolto il clan nelle sue attività imprenditoriali. Questo processo è stato un importante passo nel perseguire la collusione tra le imprese e il crimine organizzato, ma anche un segnale che la lotta contro la criminalità organizzata continua a essere una priorità per il sistema giudiziario italiano.

Condividi articolo