L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha stabilito che il talco è “probabilmente cancerogeno” per l’uomo. Secondo gli studi condotti esisterebbero prove – limitate negli esseri umani, ma sufficienti negli animali da laboratorio – a sostegno del fatto che il minerale può causare tumori, in particolare alle ovaie e ai polmoni, in particolar modo utilizzandolo nell’area genitale / perineale. Nel caso specifico è stato osservato che il talco induce infiammazione cronica, altera la proliferazione cellulare, uccide le cellule e determina anomalie nella disponibilità dei nutrienti in colture cellulari umane. La valutazione è il risultato del lavoro svolto da un gruppo di 29 scienziati provenienti da 13 paesi. Il team avrebbe “valutato in modo esaustivo la letteratura scientifica disponibile” sugli effetti del talco sulla salute. In dettaglio, negli animali da laboratorio, l’esposizione al talco ha causato un aumento dell’incidenza del cancro a ghiandole surrenali e polmoni, oltre a combinazione di neoplasie benigne e maligne nel midollosurrenale. Gli studi hanno fatto emergere, inoltre, un’associazione con il cancro alle ovaie, malattia per la quale un colosso farmaceutico e di cosmetici statunitense è stato trascinato in tribunale per cause milionarie. Uno studio del 2013 guidato da scienziati del Brigham and Women’s Hospital di Boston, ad esempio, ha determinato che le donne che utilizzano regolarmente il talco sulle parti intime hanno un rischio superiore di cancro alle ovaie del 24 percento. Il rischio sarebbe legato alla potenziale presenza di piccole concentrazioni di quarzo e amianto nella polvere ottenuta dalla lavorazione. La Iarc ha, dunque, inserito il talco nel gruppo 2A, il secondo livello più alto di certezza che una sostanza possa causare il cancro. La categoria comprende altri agenti come la carne rossa e i Ddt (pesticidi ancora oggi ampiamente utilizzati). La designazione tuttavia non implica che il talco provochi sempre il cancro. Le probabilità di sviluppare la malattia dipendono da diversi fattori, come la quantità e la durata dell’esposizione, la presenza di altre sostanze chimiche e le caratteristiche del singolo organismo. Inoltre, la categoria non determina il grado o il rischio potenziale. “Questo non significa che una persona che ha usato il talco una volta o che lo impiega con una certa regolarità è chiaramente a rischio”, sottolinea Alejandro Cncer, ricercatore dell’Istituto di ricerca biomedica Incliva, in una dichiarazione ripresa da Science Media Center.
L’agenzia dell’Oms avverte che l’esposizione al talco avviene principalmente in ambito professionale, durante l’estrazione e la lavorazione del minerale. Il composto naturale è presente in numerosi prodotti di bellezza e cura personale. Fra essi figurano cipria, fondotinta e polveri per il corpo utilizzate per l’igiene intima o per evitare la frizione della pelle nell’attività sportiva. I ricercatori sostengono che “sarebbe consigliabile” evitare l’uso del talco nelle zone genitali, soprattutto per le donne. È doveroso sottolineare che le indagini analizzate dal team della IARC sono state principalmente studi di associazione che non fanno emergere rapporti di causa effetto, anche per questo si è deciso di spostare la sostanza nell’elenco di quelle probabilmente cancerogene, proprio perché le prove sono al momento limitate. I dettagli della ricerca “Carcinogenicity of talc and acrylonitrile” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet Oncology. All’inizio di quest’anno l’Oms ha previsto che i casi di cancro aumenteranno del 77% a livello mondiale entro il 2050, con 35 milioni di nuove diagnosi. La crescita sarà determinata da fattori come il consumo di tabacco e alcol, l’obesità e l’inquinamento atmosferico.