Avellino: intervento con endoprotesi al “Moscati”, prima volta nel Mezzogiorno

Pierluigi Perretta
sala operatoria

Presso l’azienda ospedaliera «San Giuseppe Moscati» di Avellino è stato eseguito per la prima volta un delicato intervento totalmente endovascolare per rimuovere un aneurisma aortico, con l’utilizzo, per la prima volta autorizzato nel sud Italia, di una endoprotesi. L’intervento è perfettamente riuscito e il paziente di 77 anni, residente in provincia di Benevento, dopo 48 ore di osservazione in Cardioanestesia per un monitoraggio intensivo post operatorio, è stato trasferito nel reparto di degenza, per essere infine dimesso dopo soli 5 giorni dall’intervento e senza riportare complicanze degne di nota. L’intervento è stato eseguito dall’equipe di chirurgia vascolare diretta da Loris Flora. L’endoprotesi è una innovativa tecnica alternativa alla chirurgia tradizionale che prevede l’incisione diretta del torace per rimuovere la dilatazione di un tratto dell’aorta che può provocare la rottura della parete e dar luogo ad una emorragia interna che spesso risulta fatale. Il Direttore dell’Unità operativa di Chirurgia Vascolare, Flora, ha chiesto e ottenuto dall’azienda produttrice dell’impianto l’autorizzazione a procedere, che viene rilasciata soltanto se il personale medico e paramedico è in possesso di adeguata formazione e di specifiche esperienze. A beneficiare di una procedura che riduce in maniera significativa l’elevatissimo rischio di mortalità, con il vantaggio, inoltre, di un rapido recupero post-operatorio, è stato un paziente 77enne che presentava tutti i requisiti per poter usufruire dell’innovativa tecnica, in alternativa alla tradizionale chirurgia aperta che prevede l’incisione diretta del torace e l’esposizione dell’aorta.

Un aneurisma dell’aorta toracica è un rigonfiamento pieno di sangue di una porzione dell’aorta, che è il vaso sanguigno più grande del corpo umano e che, partendo dal cuore, trasporta il sangue fino agli arti inferiori. La formazione di una dilatazione di un tratto dell’aorta – nel caso specifico a livello toracico – è molto pericolosa, in quanto la parete dell’aorta può indebolirsi fino a rompersi, provocando un’emorragia interna, con elevato rischio di decesso. In sala operatoria, il primario Flora, coadiuvato dai giovani chirurghi vascolari Danilo Barbarisi, Antonio Peluso, Luciano Maria Rizzo, dall’anestesista Maria Marra, dal cardiologo Riccardo Granata e dal gruppo affiatato di infermieri di sala e tecnici di radiologia, ha eseguito il delicato intervento di impianto dell’endoprotesi, procedendo attraverso diversi piccoli fori (accessi chirurgici carotideo, ascellare, omerale e femorale) con un sistema ecoguidato. «La protesi endovascolare – spiega il primario Flora – è un piccolo cilindro che funge da impalcatura metallica e che, una volta impiantato, garantisce il necessario sostegno all’area indebolita dall’aneurisma. Il paziente presentava una dilatazione di circa 70 mm, che è stata così riparata e, per completare l’intervento, sono stati rilasciati anche degli stent all’interno dei tronchi sovraortici. Il merito per aver eseguito questo complesso intervento è da ascrivere alla perfetta integrazione tra specialisti che anima il Dipartimento del Cuore e dei Vasi. Senza la collaborazione e le competenze dei colleghi della Cardiologia, diretta da Emilio Di Lorenzo, della Cardioanestesia, diretta da Arianna Pagano, e della Cardiochirurgia, diretta da Brenno Fiorani, e senza la grande intesa con i chirurghi vascolari e con gli operatori del reparto a tutti i livelli, non saremmo riusciti a raggiungere questo straordinario traguardo».

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