Dall’Oriente niente di nuovo. Purtroppo.

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Guerra continua

Il conflitto non accenna a fermarsi, quasi fosse una tempesta che deve ancora imboccare la sua fase discensiva. La conclamata necessità di corridoi umanitari non ha ancora portato a una risoluzione della problematica. Lentamente trascorrono le ore e il computo delle vittime sale, rendendo la situazione nella striscia di Gaza già ben oltre il limite del sopportabile. Queste le parole rilasciate dal viceambasciatore degli Stati Uniti in Israele Robert Wood: «Abbiamo parlato di pause umanitarie e siamo interessati a proseguire. Ma ci sono disaccordi all’interno del consiglio sul fatto che questo sia accettabile tra chi chiede “pause umanitarie” e chi un “cessate il fuoco umanitario.»
Rupi Kaur, poetessa indiano-canadese, è figura di rilevanza assoluta nel panorama culturale internazionale nonché, da sempre, in prima linea nella tutela dei diritti civili. Nelle scorse ore ha fatto notizia il suo rifiuto all’invito dell’amministrazione Biden alle celebrazioni per la festività indiana di Diwali, a causa della sua posizione nella guerra tra Israele e Hamas: «Sono sorpresa che questa amministrazione trovi accettabile celebrare Diwali, quando il loro sostegno alle attuali atrocità contro i palestinesi rappresenta l’esatto opposto di ciò che questa festa significa per molti di noi. La festa mi fa riflettere su cosa significhi lottare per la libertà contro l’oppressione. Chiedo ai cittadini dell’asia meridionale negli stati uniti di ritenere corresponsabile l’amministrazione Biden del bilancio delle vittime civili di Gaza, che secondo Hamas ha ora superato i 10.000 morti». Come sottolineato dal Wall Street Journal, inoltre, l’amministrazione guidata da Joe Biden sta pianificando l’invio di bombe di precisione, per un valore di 320 milioni di dollari, per sostenere lo sforzo bellico israeliano. In Medioriente, nel frattempo, la posizione assunta da Israele circa il futuro assetto del territorio di Gaza sembra delinearsi, almeno nelle idee di Benjamin Netanyahu. Nel corso di un’intervista rilasciata alla ABC News, il primo ministro israeliano ha affermato: «Israele manterrà la responsabilità generale della sicurezza a Gaza per un periodo indefinito al termine della guerra. Abbiamo visto cosa succede quando non ce l’abbiamo. Cioè l’esplosione del terrore di Hamas su una scala che non potevamo immaginare». Il Ministero del Lavoro israeliano ha pubblicato, infine, nelle scorse ore dati che rivelano un quadro critico del mercato del lavoro interno. Stando alle stime fornite, il 18% della forza lavoro totale (circa 764.000 persone ndr.) è rappresentato da soggetti con differenti criticità in ambito professionale: riservisti, sfollati dalle zone di confine, genitori di bambini di cui il sistema educativo fatica ad assumersi la responsabilità e i settori particolarmente colpiti, come il turismo e l’intrattenimento.

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