Roma, 23 luglio 2024 – Una decisione controversa quella presa dalla Corte di Cassazione, che ha annullato con rinvio la sentenza di ergastolo per femminicidio inflitta all’infermiere 32enne Antonio De Pace. Il giovane, il 31 marzo 2020, ha strangolato e ucciso la fidanzata, la studentessa di medicina 27enne Lorena Quaranta, in un’abitazione a Furci Siculo, in provincia di Messina.
La Corte d’Assise d’Appello di Messina aveva condannato De Pace all’ergastolo, ma ora la Suprema Corte ha disposto un rinvio alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria per una nuova valutazione. Al centro della revisione, la possibile applicazione delle attenuanti generiche legate alla situazione di stress e angoscia vissuta dall’imputato a causa della pandemia da Covid-19 e del conseguente lockdown.
Secondo i giudici della Cassazione, la Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente considerato il contesto di emergenza sanitaria in cui si sono svolti i fatti. La pandemia, con il suo carico di angoscia e isolamento, potrebbe aver influenzato il comportamento dell’imputato, meritando quindi una rivalutazione delle circostanze attenuanti.
Gli avvocati difensori di De Pace, Salvatore Silvestro, Salvatore Staiano e Bruno Ganino, hanno sostenuto nel loro ricorso che lo stato di angoscia dell’imputato, aggravato dal lockdown, dovrebbe essere preso in considerazione nella determinazione della pena. La Cassazione, accogliendo il ricorso, ha sottolineato la necessità di verificare “se la specificità del contesto possa, e in quale misura, ascriversi all’imputato per non avere efficacemente tentato di contrastare lo stato di angoscia del quale era preda o se la fonte del disagio, evidentemente rappresentata dal sopraggiungere dell’emergenza pandemica, con tutto ciò che essa ha determinato sulla vita di ciascuno e, quindi, anche dei protagonisti della vicenda, e, ancor più, la contingente difficoltà di porvi rimedio, costituiscano fattori incidenti sulla misura della responsabilità penale.”
Questa sentenza solleva un dibattito acceso, mettendo in luce come la pandemia possa aver influito non solo sulla salute fisica delle persone, ma anche sul loro equilibrio mentale, con potenziali ripercussioni sui comportamenti estremi e sulla valutazione delle responsabilità penali.