L’attesissimo dibattito tra i candidati alla presidenza, gran parte degli analisti politici, non soltanto americani, si interrogano su quali potranno essere gli effetti dei 90 minuti di Philadelphia. In particolar modo gli effetti sulla corsa alla Casa Bianca di Kamala Harris considerata all’unanimità vincitrice del dibattito, vittoria palesata in maniera inequivocabile nell’instant poll diffuso dalla CNN nel quale si sanciva la preferenza del 63% degli spettatori per la candidata democratica, riservando consequenzialmente solo il modesto 37% a Donald Trump.
Una volta sancita la vittoria della Harris su Trump, conseguenza diretta di una evidente superiorità dialettica e comportamentale che gli hanno consentito una sorta di vera e propria invulnerabilità sui punti deboli (inflazione, immigrazione) e allo stesso tempo una maggiore disinvoltura ed efficacia nell’affondare i suoi colpi nei punti deboli dell’avversario (autoritarismo, isolazionismo) è il caso di interrogarsi su quali potranno essere gli effetti più tangibili di questa vittoria in termini puramente elettorali. In altri termini, quanti saranno i punti elettorali scaturenti da questa vittoria.
Il valore elettorale del dibattito.
Innanzitutto, e prima di rispondere a questa domanda sarebbe opportuno capire il valore che è possibile attribuire a un dibattito politico tra candidati alla Casa Bianca. A tal proposito si può con assoluta certezza affermare, pur senza negare in termini assoluti il suo valore, che mai nessun dibattito politico è stato determinante nel sancire la vittoria alle presidenziali americane. Certo è sempre meglio uscirne vincitori che sconfitti, ma non ci si può illudere in alcun modo di avere in tasca la vittoria finale. Tutto questo è in particolar modo valido per il dibattito di Philadelphia dove la Harris ha vinto senza stravincere e Tramp ha perso senza alzare bandiera bianca. A meno di cadute epocali di uno dei due candidati, quindi, lo scontro televisivo di per sé non è in grado di assumere le vesti di momento decisivo e determinante. In termini concreti, a detta degli analisti politici, il dibattito è in grado di muovere non più di 1 o al massimo 2 punti elettorali, uno spostamento minimo a due mesi dalla data elettorale, con un lasso di tempo, quindi, sufficientemente lungo in cui tutto potrebbe cambiare di giorno in giorno.
L’EFFETTO TAYLOR SWIFT
Considerato il contenuto effetto sul risultato finale della vittoria finale, ben altra portata potrebbe, invece, assumere l’endorsement di Taylor Swift, arrivato proprio nelle ore successive al dibattito a favore di Kamala Harris. La cantautrice americana con la pubblicazione di un lunghissimo post su Instagram ha, infatti, dichiarato apertamente il suo appoggio alla candidata democratica in particolar modo sulla tematica dell’aborto. Un post che in poche ore ha fatto il giro del mondo grazie ai suoi 283 milioni di followers che messi tutti insieme potrebbero costituire la quarta nazione al mondo per numero di abitanti.
La foto con il gatto, utilizzata nel post, è il riferimento utilizzato dalla Taylor proprio sulla tematica dell’aborto in risposta al candidato vicepresidente repubblicano Vance schieratosi apertamente contro l’aborto con la maldestra affermazione riferita ai dirigenti del Partito democratico “un gruppo di gattare senza figli che non sono soddisfatte della propria vita”.
Alla luce di queste considerazioni diventa legittimo chiedersi come possa avere tanta importanza l’appoggio di una pop star. Presto detto, guardando al livello di notorietà della cantautrice americana arrivata al suo culmine grazie all’ultima storica Tournee mondiale fatta di 152 date e altrettanti sold out , con un incasso storico, superiore al miliardo di dollari che ne ha sancito la definitiva consacrazione artistica.
Con numeri di questo genere e con il livello di carisma raggiunto in questo frangente è praticamente impossibile pensare che l’appoggio alla candidatura democratica non sortisca effetti di rilievo proprio nel paese in cui la Swift conta il maggior numero di fans.