Si è ormai consapevoli che la vittoria alle prossime presidenziali sarà una questione di uno scarto minimo di voti tra i due candidati. Un vero e proprio testa a testa che vedrà alternarsi al comando, nei sondaggi, ora l’uno ora l’altro dei due. Del resto, è quello a cui assistiamo dal momento della rinuncia di Biden alla ricandidatura prodotta dal disastroso dibattito televisivo dello scorso giugno. In una situazione di questo tipo gli opposti schieramenti sono obbligati a tenere in considerazione tutte le possibili risorse, nessuna esclusa, per far si che ognuna di essa si traduca in consenso elettorale.
Ben vengono gli endorsement, le dichiarazioni di vicinanza di attori, vecchi politici e di personaggi di rilevanza nazionale e internazionale, di cui però diventa quanto meno difficile se non addirittura impossibile apprezzarne il valore in termini di ritorno elettorale. L’argomento si è imposto prepotentemente all’attenzione generale in seguito all’endorsement di Taylor Swift alla candidata democratica Kamala Harris. Ora al di là del clamore suscitato se si può essere d’accordo sul fatto che un ritorno elettorale ci sarà si è, tuttavia, ben lontani dal poterne stabilire l’effettiva portata.
Ben diversa portata e ben altra incidenza sulla corsa elettorale potrebbe, invece, avere il voto degli americani residenti all’estero che rischia nell’incertezza generale di essere l’ago della bilancia della contesa.
Le stime del dipartimento di stato
Per renderci conto dell’importanza del voto degli americani residenti all’estero ci vengono in soccorso i numeri del Dipartimento di Stato americano che stima in 9 milioni gli americani che vivono stabilmente al di fuori dei confini nazionali. Nel 2020 di questa immensa massa di persone più di 900.000 hanno espresso il proprio voto. Rispetto al 2020 non è impossibile che quest’ultimo numero possa aumentare diventando sempre più importante nella determinazione del candidato vincente specie negli stati dove l’esito appare più incerto. A tal proposito basta ricordare quanto successo nello stato della Georgia nelle elezioni del 2020, quando lo stato fu attribuito al candidato Biden, proprio grazie ai 19000 voti provenienti dall’estero che gli consentirono la vittoria con uno scarto di soli 11.779 voti. E ‘più che probabile che situazioni del genere possano ripetersi anche nelle prossime elezioni e anche in diversi stati chiave, determinando la vittoria finale dell’uno o dell’altro dei candidati in corsa, magari anche originando una montagna di ricorsi che faranno slittare la pronuncia del risultato finale.
Cosa fanno democratici e i repubblicani?
Vista l’importanza della posta in palio è lecito domandarsi cosa fanno democratici e repubblicani per accaparrarsi il voto dei cittadini che vivono all’estero.
I democratici, a tal proposito, non hanno lesinato energie, facendo scendere in campo un personaggio di primo piano come l’ex speaker della camera Nancy Pelosi coinvolta in una campagna per sensibilizzare e mobilitare gli elettori all’estero a favore della candidata democratica.
Ma i democratici non si sono fermati a questo, hanno organizzato eventi online e raccolte di fondi mirate con l’obiettivo di coinvolgere il maggior numero possibile di americani verso la causa dei democratici.
E i repubblicani? Pur non contando sua una organizzazione strutturata e capillare come quella democratica hanno comunque dato luogo ad iniziative mirate alla mobilitazione dei propri elettori. Come, ad esempio, una raccolta fondi in un evento a Londra che ha messo insieme 2,5 milioni di dollari a sostegno della rielezione di Trump.
Procedure di voto semplificate
Un vero e proprio assist alla partecipazione al voto dall’estero è stata la semplificazione delle procedure che hanno reso il voto più semplice rispetto al passato. Molti stati offrono la possibilità di votare elettronicamente oltre alla possibilità di votare presso ambasciate e consolati. Il processo, di conseguenza, è diventato più accessibile facendo aumentare in maniera considerevole la probabilità che il voto degli americani possa avere un peso decisivo nelle elezioni del prossimo novembre.
Per quanto attiene all’orientamento politico di questa fetta di elettori è davvero difficile avere un’idea precisa. Alcuni analisti politici ritengono che i Democratici abbiano maggiore appeal presso i cittadini residenti all’estero che vedono nel partito democratico un movimento più orientato verso l’internazionalismo e maggiormente in sintonia con una mentalità cosmopolita qual è la loro. Si tratta tuttavia di una considerazione di massima che potrà essere confermata o smentita solo il prossimo novembre.