Barnier, nuovo premier Francese

Molte volte le scelte che non accontentano nessuno sono le migliori. Sarà stata questa la logica a cui si è ispirato il presidente Macron nello scegliere come premier Michel Barnier.

Così, al termine di lunghissime consultazioni, durate 2 mesi, con il conseguente rischio di una imminente paralisi istituzionale, la Francia finalmente avrà il suo presidente del consiglio.

In un momento storico così delicato, in un paese politicamente diviso tra 2 forti estremità e con le inderogabili esigenze rappresentate dalla sicurezza pubblica e dalla politica migratoria, sembra che Macron abbia decisamente optato per la carta dell’esperienza. A tal proposito, in maniera quasi paradossale, il neo proclamato Barnier, con i suoi 73 anni compiuti, non solo finirà per diventare il più vecchio presidente del consiglio francese ma finirà anche per sostituire il più giovane, il trentacinquenne Gabriel Attal.   

Le reazioni

Com’era ampiamente prevedibile non sono mancate le polemiche alla scelta di Barnier. Polemiche provenienti sia dalla destra di Marine Le Pen  che dalla sinistra di Jean-Luc-Melenchon. Ma anche su questo punto vale la pena porre in rilievo una sostanziale differenza tra le stesse reazioni provenienti dalla sinistra e dalla destra. Pur non identificandosi nessuna delle due estremità politiche nella figura di Barnier, la destra che lo definisce addirittura un fossile, sembra, però, più propensa ad ascoltare il programma politico del nuovo premier prima di decidere un eventuale appoggio, mentre la sinistra, gridando allo scippo elettorale, sembra già pronta a una bocciatura senza appello. Sicuramente Melenchon, leader dello schieramento di sinistra, all’indomani della vittoria elettorale aveva ben altri propositi che trovarsi un neogollista di destra a capo del governo.

Ma chi è Michel Barnier?

Nonostante un curriculum imponente il settantatreenne Michel Barnier è poco conosciuto nella stessa Francia. Tutto ciò a testimonianza del fatto che si tratta di un personaggio che ha sempre preferito mantenere un profilo basso, lontano dalle luci della ribalta, preferendo più l’operatività alla visibilità sia nazionale che internazionale. Un atteggiamento che gli è valso l’appellativo di Biden alla francese.

Un atteggiamento di scarsa visibilità che, tuttavia, non può nascondere l’elevato profilo politico del personaggio ben evidente nei numerosi ruoli di primo piano svolti durante la sua lunghissima carriera.Europeista convinto, ostinato mediatore si autodefinisce un patriota europeista proprio a voler rimarcare una visione che consente la conciliabilità tra i due valori.

Ministro per la prima volta nel 1993 rimane con tale carica per ben tre volte durante le presidenze di Chirac e Nicolas Sarkozy.  Due volte commissario europeo a Bruxelles tra il

2016 e il 2021 dove ha condotto con successo le trattative per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Ed è stato proprio nell’assolvimento di questo delicato incarico a dimostrare le sue migliori qualità di coriaceo e abile mediatore, tanto da essere definito Mister Brexit.

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