Vaiolo scimmie: “Attenzione ai rapporti sessuali non protetti”

Pierluigi Perretta
Personale medico al lavoro presso il Centro sanitario di Munigi, Repubblica Democratica del Congo

Non facciamo del terrorismo, il virus mpox è la malattia dei viaggiatori e in Italia non c’è nessun allarme ‘vaiolo delle scimmie’. Serve sì attenzione, parole chiave sono prevenzione e monitoraggio epidemiologico molecolare. Non c’è alcun rischio epidemia da mpox, ipotesi molto remota perché la trasmissione della malattia avviene prevalentemente attraverso rapporti sessuali non protetti”, così ha affermato l’epidemiologo Massimo Ciccozzi dopo che l’Oms ha proclamato per mpox l’emergenza sanitaria mondiale a causa dell’impennata dei casi registrati nella Repubblica Democratica del Congo quest’anno (oltre 15.600 casi e 537 decessi, superando il totale dello scorso anno) e dell’allargamento dell’epidemia a numero crescente di Paesi africani. E dopo che la Svezia ha segnalato il primo caso della variante più contagiosa e pericolosa. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha affermato che è “altamente probabile” che l’Unione europea registri più casi importati di vaiolo delle scimmie attualmente “in circolazione in Africa”. Tuttavia, prosegue l’Ecdc nella nota pubblicata sul suo sito, “la probabilità di una trasmissione sostenuta in Europa è molto bassa a condizione che i casi importati vengano diagnosticati rapidamente e vengano implementate misure di controllo”. Identificato per la prima volta nel 1970 nei villaggi rurali delle zone delle foreste pluviali dell’Africa centrale e occidentale, quando invece il vaiolo era nelle fasi finali dell’eradicazione, il virus del vaiolo delle scimmie (Mpox) continua a mutare. Continua Ciccozzi: “Certo il ceppo Clade I del vaiolo delle scimmie è molto più virulento e pericoloso della variante Clade II, perché è il ceppo ancestrale. Il tasso di letalità del Clade I è del 10 per cento, ovvero ogni 100 persone che contraggono l’infezione ne muoiono 10, ma a oggi un’epidemia da mpox è ipotesi molto remota – sottolinea – non c’è alcun pericolo. Tuttavia, dobbiamo dire alle persone come comportarsi sia nel caso abbiamo contratto la malattia sia se in procinto di viaggiare in Paesi ad alto rischio quale è la Repubblica Democratica del Congo”. E sull’allarme mpox lanciato dall’Africa Cdc che parla di 1.200 casi in 7 giorni, Ciccozzi osserva: “Questi dati potrebbero essere non del tutto esatti perché l’Africa Cdc non ha un buon sistema di monitoraggio. I casi potrebbero essere molti di più”.

In Italia la situazione epidemiologica è attualmente “sotto controllo” in quanto “non sono stati accertati casi del nuovo ceppo (clade I) di Mpox”, ha dichiarato Mara Campitiello, capo del Dipartimento della Prevenzione del Ministero della Salute. I casi attualmente descritti in Italia non sono stati gravi ma hanno necessitato di monitoraggio clinico. Negli ultimi 2 mesi in Italia, emerge dall’ultimo bollettino del ministero della Salute, si sono verificati 9 nuovi casi: 2 in Friuli Venezia Giulia, 1 in Lombardia e 6 in Veneto. A partire da maggio 2022, quando in Italia è stato riscontrato il primo caso di infezione, nel nostro Paese sono stati confermati 1.056 contagi, 262 dei quali collegati a viaggi all’estero. Quasi la metà dei casi (441) sono stati registrati in Lombardia. Seguono il Lazio (169) e l’Emilia Romagna (97). Come avvenuto nel resto del mondo, la grande maggioranza dei contagi (1.040) ha riguardato persone di sesso maschile. È 37 anni l’età mediana con un range che va dai 14 ai 71 anni. La trasmissione avviene per contatto con saliva, secrezioni delle vie respiratorie superiori (muco e moccio) e fluidi corporei; sesso orale, vaginale o anale; contatto di oggetti, tessuti o superfici che non sono state disinfettate dopo l’uso da parte di persone affette da Mpox (biancheria, asciugamani, superfici). Le donne incinte con Mpox possono trasmettere il virus al feto durante la gravidanza o al neonato durante o dopo il parto. Il virus è salito alla ribalta nel maggio 2022, quando un nuovo ceppo meno letale chiamato clade II si è diffuso in tutto il mondo, colpendo soprattutto uomini gay e bisessuali. Nel luglio 2022 l’Oms ha dichiarato l’emergenza sanitaria pubblica internazionale che è durata fino al maggio 2023. Un ceppo molto aggressivo dell’agente patogeno, la variante Clade I, ha acquisito dal novembre 2013 un’elevata capacità di trasmettersi da uomo a uomo. A differenza dei precedenti focolai nel Paese centroafricano, il nuovo ceppo è stato in parte trasmesso per via sessuale, anche tra eterosessuali, hanno dichiarato i ricercatori. Ma è stata registrata anche la diffusione attraverso contatti non sessuali tra persone, compresi i bambini che giocano insieme a scuola. La maggior parte dei decessi in Congo ha riguardato bambini sotto i 15 anni e questo indica che in effetti le modalità di trasmissione della malattia potrebbero essere cambiate (contatto stretto e per via respiratoria).

Mpox si può presentare clinicamente in modo differente: alcune persone presentano sintomi lievi, raramente asintomatiche, altre possono sviluppare sintomi più gravi e quindi necessitare l’ospedalizzazione. Le persone a più alto rischio di malattie gravi o complicanze sono le donne in gravidanza, i bambini e le persone immunocompromesse. I sintomi di Mpox solitamente compaiono 6–13 giorni (fino a 21 giorni) dopo l’infezione. La manifestazione clinica della malattia include: sintomi febbrili generali (febbre, mal di testa, brividi, debolezza fisica, gonfiore dei linfonodi), eruzione cutanea distinta (papula) sulla pelle e piaghe sulla mucosa (ad esempio, nella bocca, nel naso, nella gola o nel tratto digerente), mal di schiena e dolori muscolari. Entro tre giorni dall’insorgenza dei sintomi iniziali, l’eruzione cutanea può diffondersi rapidamente e alla fine trasformarsi in piccole sacche piene di liquido note come vescicole. Se l’eruzione cutanea si diffonde in tutto il corpo, può colpire anche i palmi delle mani e le piante dei piedi. I sintomi in genere durano da due a tre settimane e di solito scompaiono da soli o con cure di supporto, come farmaci per il dolore o la febbre. Il periodo infettivo deve essere considerato a partire dalla comparsa dei primi sintomi fino alla caduta delle croste di tutte le lesioni e la formazione di nuova pelle. Sono diverse le raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità per quello che riguarda il mpox, nuova denominazione del vaiolo delle scimmie. L’Iss infatti raccomanda di utilizzare il preservativo in caso di rapporti sessuali con persone di cui non si conosce lo stato di salute; sebbene il preservativo non fornisca una protezione completa contro l’infezione da Mpox (in quanto il virus può essere trasmesso attraverso il contatto diretto di altre aree del corpo), può ridurne la trasmissione attraverso lo sperma. Altra raccomandazione è astenersi da contatti sessuali o di altro tipo con individui con infezione da Mpox possibile o nota e con persone con lesioni visibili o altri sintomi compatibili con Mpox. Non condividere posate o tazze con una persona affetta da Mpox. Non maneggiare o toccare la biancheria da letto, gli asciugamani o gli indumenti di una persona affetta da Mpox. Lavarsi bene le mani con acqua e sapone dopo ogni contatto con una persona o un animale affetto da Mpox. Evitare contatti con animali selvatici. Per coloro che tornano da viaggi in zone endemiche, in caso di sintomi compatibili con Mpox effettuare quanto prima gli approfondimenti diagnostici. In caso di infezione bisogna rimanere in isolamento in una stanza dedicata, utilizzando oggetti domestici dedicati (vestiti, lenzuola, asciugamani, utensili per mangiare, piatti, bicchieri), che non devono essere condivisi con altri membri della famiglia. Vanno evitati contatti stretti o intimi con altre persone fino alla completa guarigione dell’eruzione cutanea. Occorre un’accurata igiene delle mani. E va utilizzata una mascherina chirurgica in caso di contatto con altre persone. Il Ministero della Salute ha fatto sapere di aver attivato i canali operativi con Aifa e Iss “per la pianificazione di strategie di contenimento del rischio nell’eventualità di variazione dello scenario attuale”. Contestualmente si sta procedendo “con il rafforzamento della rete di sorveglianza diagnostica su tutto il territorio nazionale”. Il vaccino contro il vaccino delle scimmie esiste e quello attualmente utilizzato in Italia è il MVA-BN (virus vaccinico vivo Ankara modificato, non replicante, prodotto dalla Bavarian Nordic). Si tratta di un vaccino di terza generazione, indicato per la prevenzione del vaiolo e del vaiolo delle scimmie nei soggetti a partire dai 18 anni di età, ad alto rischio di infezione. Il nome commerciale del prodotto attualmente disponibile in Italia – si legge sul sito del ministero della Salute – è Jynneos (gli altri nomi commerciali dello stesso prodotto sono Imvanex e Imvamune). La vaccinazione contro il vaiolo umano offre una qualche forma di protezione, con complicanze più frequenti tra i non vaccinati (74%) rispetto ai vaccinati (39,5%). Come funziona la vaccinazione in Italia? Al momento, in base al protocollo adottato in Italia, chi ha già avuto una vaccinazione antivaiolosa può ricevere solo una dose di vaccino, mentre chi non è stato vaccinato in passato deve fare due dosi a distanza di un mese.

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