Un tragico evento ha scosso nuovamente il sistema carcerario italiano. Un detenuto di 35 anni, di nazionalità tunisina e con problemi psichiatrici, si è tolto la vita impiccandosi nella sua cella nel reparto isolamento della Casa Circondariale di Prato. Questo gesto porta a 65 il numero dei suicidi nelle carceri italiane dall’inizio del 2024. Solo a Prato, questo è il secondo caso di suicidio tra i detenuti nel giro di due settimane.
La notizia è stata diffusa dal segretario della Uilpa PP, Gennarino De Fazio, che ha espresso profonda preoccupazione per l’aumento di questi tragici episodi. De Fazio ha sottolineato come il problema non riguardi solo i detenuti, ma anche il personale penitenziario, infatti, sette membri della polizia penitenziaria si sono tolti la vita nel corso dell’anno. De Fazio ha criticato aspramente il parlamento, accusandolo di varare provvedimenti “vuoti, se non a tratti dannosi”, mentre nelle carceri italiane continua a operare quello che ha definito come un “boia invisibile” che infligge una pena di morte de facto, scegliendo le sue vittime in maniera apparentemente casuale.
L’episodio mette ancora una volta in evidenza la necessità di riforme profonde nel sistema carcerario italiano, in particolare per quanto riguarda l’assistenza psicologica e psichiatrica ai detenuti. La mancanza di risorse adeguate e di personale specializzato, unita a condizioni di sovraffollamento e a una generale carenza di misure di prevenzione, contribuisce a creare un ambiente dove il rischio di suicidio è tristemente alto.