Se dovessimo cercare un titolo per un horror sceglieremmo “La stagione 2023/2024 del Napoli”. E siamo sicuri al 100% che questo mette i brividi più di noti titoli come “Shining” o “L’esorcista”.
Inutile far finta di niente: è’ stato un anno complicatissimo, non c’è dubbio, ma la storia non si cancella. Anzi, ci ricorda che dai fallimenti si può sempre ripartire. Riviviamola, dunque, anche se ha fatto male.
La gestione Rudi Garcia
La storia tra il Napoli e Rudi Garcia inizia in un pomeriggio di giugno inoltrato. “Benvenuto in vetta, monsieur”, recitava lo striscione nella splendida cornice del bosco di Capodimonte. E’ stata una delle estati più belle, soprattutto durante i ritiri. Forse quell’atmosfera carnevalesca ha fatto dimenticare alla società di programmare la stagione?
Il cammino in Serie A dei campioni d’Italia parte da Frosinone. Gli azzurri non sbagliano da anni la prima di campionato, ma passano in svantaggio con Harraoui che trasforma un calcio di rigore. Era già successo nell’agosto 2022 di andare in svantaggio alla prima. Col Verona l’epilogo fu favorevole agli azzurri. La storia si ripete anche nella cittadina laziale: 1-3 su rimonta. Il primo scivolone arriva subito, alla terza giornata. Napoli-Lazio 1-2: Sarri spiega a Garcia come si gioca a calcio e vince con le reti di Luis Alberto e Kamada. Arrivano subito le prime critiche. Non sono precoci: il Napoli si dimostra troppo altalenante. Iniziano a notarsi anche i primi malcontenti nello spogliatoio: Osimhen e Kvaratskhelia non accettano di essere sostituiti. A dir la verità, il cambio del numero 77 fa infuriare tutta la città. Il nigeriano reclama le due punte per recuperare gli svantaggi come faceva Spalletti. Sono nervosi, nervosissimi, ma le loro prestazioni non sono mai al di sotto della sufficienza. Con Garcia arrivano due poker con Udinese e Lecce. Troppo poco, anche perché in Champions si vince a fatica con Braga e Union Berlino. Garcia viene esonerato dopo la sconfitta casalinga contro l’Empoli nel finale.
Mazzarri 2.0 e il panettone indigesto
Siamo a novembre. All’ombra del Vesuvio arriva Mazzarri. Anzi, ritorna. E’ un tuffo nel passato per chi era adolescente tra il 2010 e il 2012. Il Pocho, il Matador, Hamsik, Mazzarri che si toglie la camicia e le mitiche rimonte nel finale. Il tecnico toscano ha però qualche ruga in più, gli adolescenti ormai sono adulti e la situazione attuale va solo a peggiorare. Del Napoli 2022/2023 è rimasto solo lo scudetto sul petto. Mazzarri riesce solo a battere l’Atalanta a Bergamo all’esordio. La Coppa Italia è un incubo: il Napoli subisce il poker in casa col Frosinone. Inutile parlare delle sfide che hanno rovinato il Natale (Roma-Napoli 2-0 dell’antivigilia) e il Capodanno (Napoli-Monza 0-0). La squadra avrebbe bisogno di un centrale, ma non arriva nel mercato di gennaio. I rinforzi possono fare poco e niente.
Gennaio è anche il mese della Supercoppa a Ryadh, una scossa nella difficile prima parte di stagione. In semifinale il Napoli batte la Fiorentina 3-0. Simeone firma il vantaggio e Ikoné sbaglia il rigore. Alessio Zerbin, fino a quel momento oggetto del mistero, decide di lasciare il segno. Quella del giovane esterno è una folle gara: prima firma il gol del 2-0 sbattendo la testa sul palo poi, quasi come se la capocciata gli avesse dato dei superpoteri, segna in contropiede la rete del ko finale. Con l’Inter il Napoli sembra rinato, ma il calcio è crudele: Lautaro consegna il trofeo ai suoi con una rete al 91’.
Il ritorno in Italia cambia davvero poco per gli azzurri: l’unica vittoria arriva a fatica col Verona. A febbraio arriva il secondo cambio di panchina: è il momento di Francesco Calzona.
La gestione Calzona: Juve, Inter, rassegnazione e “sarò… Conte”
Altro giro, altra corsa. L’arrivo di Calzona infiamma Napoli: si tratta del ct della Nazionale slovacca, collabora con Hamsik, è stato il vice di Sarri e di Spalletti. I tifosi si fidano di lui. In fondo, peggio di così non può andare. Sono le ultime parole famose. Si parte bene con l’andata degli ottavi di Champions col Barcellona (1-1), la vittoria contro la Juventus al Maradona e il pari contro l’Inter. Dopodiché gli azzurri escono dalla Champions nella sfida di ritorno. In campionato subiscono gol per mesi e sprofondano al decimo posto.
La stagione con il tricolore al petto finisce con lo 0-0 contro il Lecce e la contestazione del Maradona.
Per la prima volta, dopo quindici anni, il Napoli non disputerà alcuna coppa europea. Tuttavia, è bastato un “semplice” nome per infiammare la piazza partenopea: quello di Antonio Conte, la cura perfetta dopo questa stagione fallimentare.