Voto di scambio politico-mafioso: 7 arresti tra Torre del Greco e Cercola

Pierluigi Perretta
La conferenza stampa del procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri

Sono 7 gli arresti eseguiti tra i quartieri della zona orientale di Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio in località Caravita di Cercola, dai carabinieri della compagnia di Torre Del Greco per scambio elettorale politico mafioso. Nel mirino le elezioni comunali che si sono tenute a Cercola nel 2023. I militari dell’Arma hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare (sei arresti in carcere e uno ai domiciliari) emessa dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea a carico di 7 persone. L’inchiesta è partita da una segnalazione della Polizia Locale di Cercola. Gli indagati sono ritenuti gravemente indiziati a vario titolo, dei reati di scambio elettorale politico-mafioso, nonché di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale e di detenzione e porto in luogo pubblico di armi, delitti aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare i clan Fusco-Ponticelli e De Micco-De Martino, operanti sul territorio di Cercola e nell’area orientale di Napoli compresa tra i territori di Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio.

Tra gli indagati, secondo le prime informazioni, ci sarebbero Sabino De Micco, consigliere della VI Municipalità San Giovanni, Barra e Ponticelli di Napoli, che sulla pagina istituzionale del Comune di Napoli oggi risulta capogruppo di Fratelli d’Italia. De Micco è stato eletto come candidato presidente autonomo alla Municipalità, in rottura con Catello Maresca. Sarebbe poi divenuto riferimento di Forza Italia. Successivamente sarebbe passato con Fratelli d’Italia. Tra gli arrestati figura Antonietta Ponticelli, all’epoca rappresentante della lista “Europa Verde”, figlia dell’ergastolano Gianfranco Ponticelli, quest’ultimo ritenuto a capo dell’omonimo clan. Sarebbe stata lei ad attirare l’attenzione della Polizia Locale di Cercola. Ad insospettire gli agenti sarebbe stato un episodio in cui la donna si sarebbe presentata con decine di deleghe per ritirare una trentina di tessere elettorali di cittadini che ne avevano dichiarato lo smarrimento. La Ponticelli risultava già condannata per associazione a delinquere di tipo mafioso e per questo interdetta dai pubblici uffici e privata del diritto di elettorato. La sua nomina a rappresentante di lista, quindi, non poteva che essere falsa, come poi hanno documentato gli accertamenti.  Arresto anche per la candidata consigliera comunale, Giusy De Micco, all’epoca iscritta nella lista “Europa Verde”, che con l’aiuto del clan “Fusco-Ponticelli” e con la collaborazione criminale di alcuni suoi parenti ritenuti legati al clan “De Micco-De Martino”, si sarebbe accordata con la camorra di Cercola e dell’area orientale di Napoli (con il clan Mazzarella): attraverso Giovanni De Micco e Sabino De Micco, entrambi arrestati), e avrebbe versato 1.800 euro in cambio di un pacchetto di voti. Gli arresti in carcere sono stati notificati a Giuseppina De Micco, 50 anni, Sabino De Micco, 25 anni, Giusy De Micco, 30 anni, Antonietta Ponticelli, 43 anni, Salvatore Capasso, 45 anni, e Pasquale De Micco, 51 anni. Domiciliari invece per Giovanni De Micco, 75 anni.

Le indagini inoltre hanno consentito di fare piena luce sul cartello camorristico “Mazzarella-De Micco-De Martino-Aprea”, che opera nei quartieri Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio di Napoli. Documentati dai carabinieri anche episodi di corruzione elettorale nel 2020 ad opera del clan De Luca Bossa-Minichini e il pestaggio di un pregiudicato del quartiere Caravita di Cercola, accusato di avere acquistato voti per un candidato al consiglio regionale della Campania senza avere versato una tangente alla camorra. Le indagini, secondo le prime informazioni trapelate, sarebbero relative alle elezioni amministrative del maggio 2023. Nel caso di Cercola, piccolo comune alla porta orientale di Napoli, si tratterebbe della tornata del 14 e 15 maggio 2023 e del successivo ballottaggio del 25 e 26 maggio. I voti sarebbero stati venduti, secondo le ipotesi dei magistrati, a 30 euro al voto per la prima tornata elettorale e a 20 euro per il ballottaggio. Le indagini sono coordinate dai pm Henry John Woodcock e Stefano Capuano. Al vaglio degli investigatori vari presunti episodi di voto di scambio politico-mafioso, documentati nel comune vesuviano. Gli indagati avrebbero creato, con una perfetta organizzazione e suddivisione di compiti e ruoli, un meccanismo volto ad inquinare l’esito delle consultazioni elettorali.

Nelle intercettazioni, acquisite dagli inquirenti, si leggono parole del tipo: «Se li sono comprati i voti… hanno i soldi e comprano…». Ma i candidati per i quali si sarebbe dovuto votare alla fine non sarebbero stati eletti. Questi ultimi, secondo quanto ricostruito, avrebbero poi contestato agli elettori di avere promesso il consenso e intascato denaro da più di un candidato. Gli inquirenti sono durissimi nell’atto d’accusa:  scrivono che nella zona cercolese la compravendita dei voti in occasione di ogni tornata elettorale «è prassi, avvertita come necessaria da parte dei protagonisti politici oltre che accettata dagli elettori, diffusa e trasversale a tutti gli schieramenti». Il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri, nel rispondere alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa sugli arresti nell’ambito di una indagine sul voto inquinato, spiega: «La mia certezza è che le mafie votano e fanno votare per il loro interesse. Ma se le mafie offrono è perché c’è qualcuno che compra».

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