Palermo, stupro di gruppo: niente rito abbreviato, via al rito ordinario

Pierluigi Perretta
Rito ordinario per il presunto stupro di Palermo

Rito ordinario per il presunto stupro di gruppo di Palermo del luglio 2023. Lo ha scelto la difesa dei sei imputati accusati, dopo il no alla nuova audizione della presunta vittima. La prima udienza del processo si terrà il prossimo 15 maggio davanti alla seconda sezione del Tribunale di Palermo. La ragazza all’epoca 19enne, secondo la difesa, sarebbe dovuta essere sentita su circostanze specifiche dalle nuove acquisizioni investigative. Tra questi una telefonata ricevuta la notte dello stupro da un amico di pochi secondi. La ragazza era già stata ascoltata da un altro Gip di Palermo, Clelia Maltese, nel corso di un incidente probatorio. Anche oggi la giovane, che oggi ha 20 anni, non era presente all’udienza preliminare. Da alcuni giorni ha lasciato la casa-rifugio in cui era stata portata dopo l’aggressione che avrebbe subito il giorno di Pasquetta, e vive al Nord Italia. A rappresentarla l’avvocata Carla Garofalo che la difende.

La presunta vittima non sarà risentita in aula perché in passato “era già stata sentita numerose volte” e una nuova audizione avrebbe “determinato una vittimizzazione secondaria”, ha scritto la gup di Palermo Cristina Lo Bue nell’ordinanza con cui ha rigettato la richiesta di abbreviato condizionato presentata dalla difesa dei sei giovani. A farlo presente in aula, questa mattina, dopo la richiesta della difesa, erano state le parti civili che sono state ammesse al processo. La difesa dei sei imputati aveva chiesto al gup il rito abbreviato condizionato per i giovani, tutti in carcere dalla scorsa estate. Rito abbreviato a condizione che venisse riascoltata in aula la presunta vittima “su circostanze emerse da investigazioni difensive”. E che venissero ammessi alcuni documenti ritenuti dalla difesa “importanti ai fini del processo oltre a una testimonianza”. La giudice Cristina Lo Bue ha rigettato la richiesta sui documenti “stante la tardività della richiesta”. In particolare, la difesa dei sei imputati, aveva chiesto l’ammissione dell’analisi dello smartphone della presunta vittima, cioè un report sul telefono della giovane, e la produzione di una consulenza psicologica di una professionista sempre sulla presunta vittima. Dieci le associazioni che all’ultima udienza hanno chiesto al giudice di essere ammesse come parte civile, 7 quelle ammesse. Oltre al Comune di Palermo, Associazione Millecolori onlus, rappresentata dall’avvocata Federica Prestidonato, associazione nazionale Donne in rete contro la violenza, rappresentata dall’avvocata Elvira Rotigliano, Associazione ‘Le Onde’, rappresentata dall’avvocata Maddalena Gairdina, ‘Biblioteca delle Donne centro di consulenza’, sempre con avvocata Maddalena Giardina. E ancora: ‘Associazione Insieme a Marianna Aps’ con l’avvocata Alessandra Inguaggiato, l’Associazione contro tutte le violenze, rappresentata dall’avvocata Cinzia Manzella e l’Associazione femminile ‘La Casa di Venere’ con l’avvocata Roberta Anselmi.

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