Nel day after della finale di Supercoppa ritornano puntuali le nostre Dieci opinioni.
- Il giorno dopo. Uno strano risveglio per i tifosi del Napoli che hanno cominciato questo martedì con un sentimento di smarrimento misto a delusione, come se qualcuno gli avesse scippato qualcosa. Ah, giusto!
- Il Made in Italy. Questa nuova formula del mini torneo a 4 aveva come obiettivo quello di esportare il calcio italiano all’estero, allo scopo di trovare nuovi tifosi (e nuovi investitori). Il risultato: fischi durante il minuto di raccoglimento per Riva e arbitro non in grado di gestire 90 minuti giocati ad una certa intensità. Forse è arrivato il momento di mettere da parte il denaro e ritornare alle origini del gioco del calcio, almeno in Italia.
- Mazzarri. Dal non ci posso credere al vergogna. Lo show del tecnico di San Vincenzo che cerca in tutti i modi di motivare la sua squadra anche dopo l’uscita di Simeone. Ormai è un leone in gabbia e dopo ogni parola scortese, si vede sventolare il cartellino. Giusta la decisione di lasciare la panchina dopo il goal di Martinez.
- Il campo. Alla vigilia si era parlato di partita a senso unico, ma nonostante i dati statistici che vedono il Napoli in netto svantaggio, i nerazzurri non hanno mai dato l’impressione di poter affondare il colpo dalle parti di Gollini. Insomma, Mazzarri (con il suo modulo) è riuscito a bloccare Inzaghi.
- Gollini. Altra bella (e convincente) prova del portiere azzurro che a differenza del suo collega di reparto, urla ai compagni della difesa ed esce sulle palle alte. Reattivo sui tiri dalla distanza, l’estremo difensore azzurro si candida per un posto da titolare in quest’ultima parte di campionato.
- La difesa. La sciagurata gestione difensiva di Garcia sembra essere (apparentemente) un lontano ricordo. Negli ultimi match il Napoli sembra aver ritrovato la stabilità nel reparto arretrato. La linea a 3 funziona e aspettando il ritorno di Natan (e l’acquisto di un centrale difensivo esperto), Mazzarri ha trovato la giusta sinergia per questa seconda parte di stagione.
- Mazzocchi. L’essere napoletano si sente (e si vede): l’ex Salernitana gioca e pressa su tutti i palloni (e i giocatori) che arrivano nella sua zona di competenza. Tiene basso il dirimpettaio Darmian ed è il primo a “soccorrere” e protestare con l’arbitro per i falli subiti dai suoi compagni, come in occasione del secondo fallo del turco su Kvara, non sanzionato dal signore di Rimini.
- La rassegnazione. Con la performance di ieri, siamo arrivati a 11 episodi contro, che potenzialmente sarebbero stati 30 punti e una coppa in più. Perdere le partite è normale (vista l’attuale condizione fisica e la rosa non da squadra scudettata) ma non in questo modo.
- Gli esteti del calcio. La tournée araba ci ha confermato che il Napoli del calcio champagne è ormai un lontano ricordo e che (almeno fino a giugno) non ritornerà. Gli azzurri di Mazzarri ritornano a giocare all’italiana con difesa e contropiede, sudando e combattendo su ogni pallone … e va bene così. Anche perché le squadre davanti in classifica, giocano più o meno alla stessa maniera e sono costantemente esaltate.
- Il calcio è una cosa seria. Lo è sempre stato e come ogni sconfitta (giusta o sbagliata che sia) riparte il ridicolo processo sui social alla ricerca dell’orco cattivo che ha rapito la principessa azzurra. A conti fatti, lo scudetto è cucito sul petto fino al 24 maggio e sostenere i ragazzi in questo momento, è il minimo. Chi non se la sente, può ritornare a tifare la sua vecchia squadra, nessuno lo costringe a restare.